Immagini da NYC 1° parte
Parto da una canzone per il primo post che dedico a New York, del resto la musica è il filo che lega la mia anima alla vita.
Imagine there's no heaven
It's easy if you try
No hell below us
Above us only sky
Imagine all the people
Living for today...
Imagine there's no countries
It isn't hard to do
Nothing to kill or die for
And no religion too
Imagine all the people
Living life in peace...
You may say I'm a reame
But I'm not the only one
I hope someday you'll join us
And the world will be as one
Imagine no possessions
I wonder if you can
No need for greed or hunger
A brotherhood of man
Imagine all the people
Sharing all the world...
You may say I'm a reame
But I'm not the only one
I hope someday you'll join us
And the world will live as one
Io non so se sono in grado di spiegarvi bene, le mille emozioni provate a New York City.
Ad esempio, quando ho visto il giardino voluto fortemente da Yoko Ono, per ricordare John Lennon.
Guardavo il mosaico e le parole della canzone mi tornavano in mente tutte insieme, vorticosamente, mentre il cuore mi batteva forte e pensavo a tutto quello che avevo provato la prima volta che l'avevo ascoltata.
Lui John invece, lo conoscevo da sempre, da quando avevo 5 anni e canticchiavo senza capirne assolutamente il senso, e con parole inventate, Yesterday, anzi Ietterdei…
Io credo davvero, che ci siano artisti immortali, poeti, scrittori, pittori, scienziati, folli e navigatori , quasi tutti utopisti e disprezzati da vivi, e osannati da morti.
Lui no, era adorato e amato follemente e a quarant'anni era il più grande di tutti.
Pensandoci bene, forse però il più folle era lui; folle nel credere che ci potesse essere un mondo migliore, folle nel vivere senza pelle; come una follia mi parve la sua morte 30 anni fa.
Era folle e meraviglioso!
Come la città che lo aveva accolto e che lo ha visto morire, cadere fra le sue braccia, colpito da uno più folle di lui, che pensava bastasse ucciderlo per essere ricordato per sempre, ma ditemi ricordate il suo nome?
Io no…
Forse quello che sto scrivendo vi lascerà perplessi, ma ho visto una città che cerca di migliorarsi, che crede ancora nella rinascita, che come la Fenice, dopo l’11 settembre si è rialzata a fatica e ci prova, ma che è ancora tanto, tanto fragile.
Che ti sorride, sempre e dovunque.
Che ti sostiene, e che se hai bisogno di aiuto, te lo da prima ancora che tu lo chieda.
Bella, in trasformazione.
La stessa città che si sta rialzando dopo l'11 settembre 2001.
Sono stata al WTC (Ground Zero) e sono entrata nel museo dedicato alle vittime dell’attacco terroristico di 10 anni fa, che si prepara alla commemorazione.
Il memoriale, voluto dai parenti e gestito da loro, è il fulcro del loro amore, nella speranza che non venga dimenticato il sacrificio.
Non vi nascondo che sono state lacrime, guardavo quelle foto, migliaia, di tutte quelle persone, con i loro cari, e da soli, i piccoli oggetti, ad esempio il profumo preferito di una ragazza meravigliosa e sorridente nella sua foto;
gli oggetti personali, i nomi delle persone proiettati in un video che dura ore…
leggere le ultime parole ad una mamma, di un ragazzo che cercava di nasconderle la morte del fratello e di rassicurarla;
e vedere il filmato dei primi vigili del fuoco che entrarono in una delle torri gemelle, prima che crollassero; sapevano quanto fosse pericoloso, eppure salirono fino in alto, usando anche gli ascensori oltre le scale, nel tentativo di salvare qualcuno.
Ecco io credo che mai verrà dimenticato tutto questo.
Gli americani sono orgogliosi della loro terra, rispettosi del loro passato e credono ancora fermamente nel loro futuro.
Io ho imparato questo da loro.
Voglio credere nel nostro futuro, dato che sono sempre stata orgogliosa di essere italiana.
Spero di non essere l’unica insieme a John Lennon e a pochi altri a immaginare che un mondo migliore sia possibile;
Gli americani in ogni caso CI CREDONO.
Ci credete anche voi